Oggi vogliamo parlarvi del nostro territorio. Il motivo è semplice. La nostra storia e i nostri successi sono profondamente legati con la terra da cui hanno avuto origine.
Nel nostro caso parliamo del Comune di Vigodarzere. Distante quasi 8 km da Padova, questo comune di 13.000 abitanti è situato in una vasta zona pianeggiante nella confluenza del torrente Muson Dei Sassi nel fiume Brenta.
Bioat e il suo allevamento di lumache da bava si basa sull’Azienda Agricola Baruchella da anni radicata a Vigodarzere. Questo territorio infatti è ricco di coltivazioni (granoturco, frumento o fieno) e allevamenti di bestiame da stalla e da cortile. Anche noi in origine seguivamo questa tradizione, poi abbiamo deciso di dedicarci all’elicicoltura (allevamento di chiocciole).
Un gesto che all’inizio potrebbe sembrare di rottura della tradizione del territorio. Tuttavia, forse implicitamente, noi abbiamo seguito una tradizione ancora più vecchia, risalente al tempo degli antichi Romani.
L’Epoca Romana
Vigodarzere infatti era abitato fin dall’epoca romana, facendo parte della colonia di Camposampiero. Come tutte le colonie romane, anche Vigodarzere era attraversata dal cosiddetto reticolato romano. Un’insieme di strade parallele, equidistanti che si incrociavano tra loro: le strade che andavano da nord a sud erano dette cardo maximus, mentre quelle che andavano da est a ovest erano chiamate decumanus maximus. Incrociandosi, le stradeformavano dei grandi quadrati regolari detti saltus.
Il nome “Vigodarzere” deriva dal latino e nasce dall’unione delle parole “vicus” che significa villaggio e “agger” che vuol dire argine: villaggio sull’argine. L’insediamento romano era stato principalmente costruito per il suo interesse strategico e militare. I Romani avevano infatti stabilito a Vigodarzere una stazione militare di guardia a Padova (Patavium) che si trovava poco più a sud. Una guarnigione che era protetta naturalmente dalla presenza del fiume Brenta e del torrente Muson dei Sassi.
Lumache ai tempi dei Romani
La ragione per cui siamo tornati così indietro nel tempo è da ricercare proprio nell’allevamento delle lumache. In un post precedente vi avevamo parlato dell’uso della lumaca in medicina nell’Antica Grecia. Ciò che non abbiamo svelato è che anche gli antichi romani praticavano l’elicicoltura, non per ragioni cosmetiche o medicinali, ma a scopi gastronomici.
I romani usavano il metodo della lumaca romana che consisteva nell’allevamento ed ingrasso delle lumache con farine di cereali, erbe aromatiche e, a volte, anche vino. Per distinguersi dagli allevamenti di animali tradizionali che venivano chiamati vivarium, gli allevamenti di lumache vennero chiamati cocleari, dalla parola latina cochlea che indica appunto la chiocciola. Questi allevamenti, di solito casalinghi, venivano creati per avere a disposizione lumache sempre fresche. La specie chiamata lumaca romana è il risultato di questa tipologia d’allevamento.
Purtroppo, a causa delle alluvioni del Brenta che si sono susseguite negli anni, le tracce degli antichi insediamenti romani nell’area di Vigodarzere sono state quasi completamente cancellate. Non vi sono più prove che i cittadini romani che erano insediati qui tanti anni fa praticassero l’allevamento di lumache.
Tradizione sopravvissuta
Tuttavia, ci piace pensare che un po’ del loro spirito sia stato tramandato attraverso le epoche e si sia ripresentato in noi nella nostra decisione di trasformarci e di cominciare ad allevare lumache per la loro bava.
Anche se le nostre lumache si cibano solo di verdura biologica e poi non finiscono nei nostri piatti, ci sentiamo eredi di una tradizione millenaria che considera la chiocciola come un animale fondamentale per aiutare l’uomo in tanti aspetti della vita quotidiana. Per i romani era l’alimentazione, per noi invece è la cura della pelle attraverso la creazione di creme e sieri dall’altissimo potere idratante e lenitivo adatti ad ogni tipo di pelle.
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